Il sogno di fermare il tempo
La fotografia, l’arte di catturare e fissare immagini attraverso la luce e il tempo (the dream of stopping time), ha una storia affascinante che affonda le radici nel XVII secolo, per poi sbocciare nel XIX secolo. Già nel Seicento, la “camera oscura”, una stanza buia con un piccolo foro che proiettava immagini esterne su una parete, era nota e utilizzata. Nel 1727, lo scienziato tedesco Johann Heinrich Schulze fece una scoperta cruciale: notò che i sali d’argento erano sensibili alla luce, un passo fondamentale verso la registrazione delle immagini.
Tuttavia, per ottenere un’immagine permanente, si dovette attendere l’inizio del XIX secolo. Il francese Joseph Nicéphore Niépce fu il pioniere che, nel 1826, riuscì a catturare la prima fotografia permanente della storia, intitolata “Vista dalla finestra a Le Gras”, utilizzando un processo chiamato eliografia. Niépce aveva sperimentato con successo come conservare un’immagine inalterata nel tempo.
Successivamente, Louis Daguerre, contemporaneo di Niépce, sviluppò il dagherrotipo, un processo fotografico che permetteva di ottenere immagini più nitide e dettagliate su lastre di rame argentato. La presentazione pubblica del dagherrotipo nel 1839 segnò la nascita ufficiale della fotografia commerciale, diffondendosi rapidamente in tutta Europa. Molti ritrattisti dell’epoca abbandonarono i pennelli per abbracciare la macchina fotografica, riconoscendo la sua capacità di riprodurre la realtà in modo ancora più fedele.



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